Nelle sale italiane, in questo novembre del 2025, è possibile vedere l’ultimo film del grande regista francese Luc Besson, dal titolo “Dracula – L’amore perduto”.
Come in un istant book le seguenti riflessioni e osservazioni sono figlie della mia prima e recentissima visione, è noto che il gusto per una pellicola può mutare nel tempo con risultati spesso inaspettati.
Ciò nonostante vale la pena, a mio parere, di recensire e andare a vedere quest’ultima visone del vampiro più famoso del mondo fantastico.
Per Besson i personaggi incarnano il senso e la direzione dei suoi film. In perfetta coerenza con la sua arte, il protagonista di questo film è l’amore, incarnato nel protagonista, Dracula appunto, magistralmente messo in scena da Caleb Landry Jones, attore che si era già distinto con il regista nel visionario Dogman. E qui siamo già alla prima scelta coraggiosa, legare il conte Dracula ad un sentimentalismo mai sondato in modo così preponderante nei lavori precedenti.
Il vampiro, il predatore per eccellenza, diventa un mito romanticamente decadente nella sua ossessiva, patetica e disperata recherche della felicità perduta.
Un Dracula meno magico, più scientifizzato, che in questa prospettiva perde un po’ di carisma (se non fosse per l’attore ne perderebbe ancor di più) per diventare un inquietante superuomo anziché un mostro misterioso e spaventosamente imbattibile. Resta il tema della dannazione che però si àncora più sul nostro libero arbitrio e nulla si dice invece, trattando l’origine del personaggio, su come sia mutato da vivente a succhiasangue.
Cadono tratti narrativi caratteristici e la visione coraggiosa di Besson prende corpo con tutta la sua pienezza.
Mina e Van Helsing colmano quasi completamente il cast nonostante la presenza decisamente ridotta, le altre figure sono strumentali e di contorno, nell’armonizzazione della trama originale alla nuova lettura.
Tanto è stato preso da “Il Profumo” di Patrick Süskind, chi vedrà e conosce il riferimento resterà sorpreso, contento e confuso.
Londra diventa Parigi, la luce e la tenebra del film sono magnifiche, la messa in scena è sbalorditiva e il principe dell’est che con il cilindro passeggia per le strade parigine è un’immagine eccellente, degna se non superiore di ogni suo predecessore.
Quindi? Si grida al capolavoro?
Purtroppo più ad un’occasione mancata, tutta in un finale che poteva mutare in qualcosa di più attendista, meno rutilante e più estetico, dove il dramma costringe per premura del regista a scelte drastiche e forse mal giustificate da parte dei protagonisti, primo fra tutti in Dracula costretto a difendersi da cannonate e aggressioni che non fanno ben capire chi sia il buono e il cattivo della situazione.
Una fuga nella nebbia e un altro film sarebbero stati, a parer mio, il giusto finale di rimando a questo film che poco ha di horror, tantissimo di fantastico, ancor più di magia, e tanto d’amore da rimanere travolto, anche lui, dai sentimenti, che possono fuggire la logica di certi passaggi e portare a scelte difficili da giustificare, accettare, condividere.
Serviranno altre visioni per avere un giudizio più bilanciato?
Per ora è un mistero. Quel che è certo è invece che questo è un film da vedere perché ciascuno può godere della visione e farsi una personale opinione sul finale.