Noi conosciamo il grande Paul Verlaine, come appartenente alla cerchia dei Poeti Maledetti; ossia, quella ristretta cerchia di personaggi, che diedero alla Poesia una nuova accezione. Abbiamo di Verlaine due ritratti: uno da giovane, con appena un pizzetto accennato, ben vestito, sguardo fisso verso l’orizzonte e capelli ben pettinati all’indietro; l’altro, in una foto di fine Ottocento, in cui il poeta è calvo, ma sul cui viso campeggiano dei baffoni e una folta barba.
Di lui sappiamo che nacque a Metz, da una famiglia borghese. Aveva un padre ufficiale, come il suo futuro amico e compagno Rimbaud. Si trasferì a Parigi con la famiglia in tenera età; ma nonostante i deludenti risultati scolastici, aveva una passione smodata per la letteratura. Tanto che iniziò a frequentare i caffè dove i letterati di allora si davano appuntamento, si scambiavano idee e leggevano strofe.
Ebbe una certa influenza da parte di Baudelaire, quando entrò a far parte di una rivista letteraria, anni in cui scrisse i suoi Poemi Saturnini. È in questo periodo che maturò la vena melanconica che lo contraddistinse; conobbe vari altri personaggi a dir poco discutibili, e le riunioni tra artisti vari, che in un articolo vennero descritti come ‘gente turbata, intrisa d’oppio, inquietante e di aspetto smorto’.
Erano i cosiddetti Parnassiani, un gruppo di letterati che si professavano contrari ai valori estremi del Romanticismo: infatti, Verlaine stesso sosteneva che la Poesia risponde solo a se stessa (anticipando Oscar Wilde con la frase l’art pour l’art). Per lui Apollo doveva tornare a casa propria (quindi sul Monte Parnaso) e quindi alla antica arte, senza troppi inserimenti legati all’amore.
Ma nonostante alcune compagnie smodate e diversi saggi scritti, la vita di Paul Verlaine subisce uno sconvolgimento tellurico, quando compare la figura del diciassettenne Arthur Rimbaud. Già abbiamo scritto sulla turbolenta relazione e la fuga dei due artisti, culminata con il ferimento del giovane Rimbaud e il carcere per Verlaine. L’episodio sarà utile a entrambi per scrivere delle liriche rimaste scolpite ad aeternum. Per Rimbaud si tratta di Une saison en enfer; per Verlaine (uscito dal carcere) de Les Poètes Maudits, in cui traccia le biografie di Rimbaud appunto, Mallarmè e Corbière.
Dopo il divorzio dalla moglie, il tentativo di uccidere la madre e un altro periodo di carcere, per Verlaine inizia la fase del declino: la sua vita annega nella povertà, tra poesie di minor successo, prostitute e alcolismo. Il che potrebbe benissimo farci comprendere il suo posto d’onore tra le fila dei Poeti Maledetti. Poco prima di morire ebbe una pensione (che oggi definiremmo sociale) per via della sua nomina a Prince des Poètes. Muore nel 1896, a soli 51 anni, a Parigi, lasciando dietro di sé la fama di poeta maledetto per eccellenza, e una eredità pesante per i suoi ammiratori.