IL VIAGGIO METAFORA DELLA VITA: QUELLO CHE CONTA NON È LA META MA FONDAMENTALE  È L’IMPREVISTO

IL VIAGGIO METAFORA DELLA VITA  : QUELLO CHE CONTA NON È LA META MA FONDAMENTALE  È L’IMPREVISTO

Si è svolta sabato 10 e domenica 11 giugno 2023 nella prestigiosa sede del Palazzetto dei Nobili di L’Aquila la prima edizione di “ Sulla scia del Daimon”, una kermesse di appuntamenti, incontri, reading, presentazione di autori e opere organizzata dalla editrice aquilana Daimon . La casa editrice  aquilana voluta, creata ed animata  da Alessandra Prospero che  con questa prima edizione di “ Sulla scia del Daimon “ ha voluto consegnare alla città e al pubblico aquilano non solo un affresco  delle opere realizzate  nell’ultimo periodo  della sua attività. Un suggello per modo di dire  di una identità che già prefigurata al nascere  ha trovato poi nel concreto  la costruzione di un mosaico variegato  che scopre una  fisionomia  pregevole per i libri  che ormai compongono il suo catalogo.  Libri che al di là del loro contenuto  esprimono anche l’impegno  per l’oggetto materiale, curato in ogni particolare, aspetto quest’ultimo che  è stato ed  è il punto di una ricerca  sentita non solo dagli operatori  del settore  ma gradita anche ai lettori. Che si ritrovano tra le mani un oggetto  che esplora forme di bellezza  incontaminata  perché offre squarci  di visioni alternative  alla realtà  che ci circonda  spesso piena di “ brutture” in molti sensi.

Il programma  della prima  edizione di “ Sulla scia  del Daimon “  è stato organizzato  anche in collaborazione  con il collettivo  di Poesia femminile  singolare, la Compagnia dei poeti di L’Aquila, e Libera mia  caffè letterario . Il  programma degli incontri  è stato ampiamente  divulgato  sulla stampa e sui social  e si può leggere sul sito della Daimon. ( 1)

Per la Compagnia dei poeti di L’Aquila , sabato 10 giugno alle ore 20,30 a conclusione della prima giornata  di incontri si è tenuta una  edizione straordinaria di Binari poetici  alla quale hanno  partecipato  le seguenti coppie : Giuliana Cicchetti  Navarra e Franca Mucciante, Emanuela Gentilini e  Giuliana Prescenzo, Valter Marcone e Carmela De Felice .  Ogni coppia di poeti ha scelto  un tema per presentare le proprie voci .

Il tema scelto da chi scrive queste note  è stato quello del “viaggio “. Questo  tema che tra l’altro è stato scelto in comune  anche con il  comprimario del binario poetico Carmela De Felice,   mi dà l’opportunità, oltre alla condivisione delle poesie lette, anche di condividere alcune riflessioni  sul tema del viaggio  nella storia della poesia e della letteratura  in genere.

Il reale, il fantastico, l’inconsueto, il magico  e potrei continuare con gli aggettivi, sono le caratteristiche del viaggio in tutti i tempi e in ogni luogo  in letteratura. Il lettore viene così conquistato  e tenuto sospeso  lungo un percorso  che si avvale di vari generi: dal diario al resoconto dei fatti, dalla cronaca a pura e semplice all’invenzione di storie  che vivono solo nella fantasia . Un viaggio dunque nel viaggio  che in letteratura è un topos molto antico. Forse nasce con l’uomo e con la sua capacità di immaginare stando fermo in un luogo. Di immaginare altri luoghi  da raggiungere con un viaggio.

Per la letteratura greca è Odisseo (Ulisse) il protagonista di un viaggio di ritorno alla sua Itaca. Un viaggio che  diventa  molto di più del semplice desiderio di tornare in patria, di tornare alla vita normale , dopo la partecipazione con gli Achei all’assedio di Troia e alla sua espugnazione; di tornare agli affetti e soprattutto alla sua Penelope che lo attende  fedele  facendo e disfacendo una tela che è una specie di compromesso  per i Proci che la chiedono in moglie in assenza appunto di Ulisse. Un viaggio  dell’errore  che per Dante diventa  il simbolo  della ricerca dell”uomo : “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” un appello contro l’imbarbarimento dell’essere umano e , in quanto uomini, a fare tesoro della nostra intelligenza e a seguire la strada della virtù,. (verso 119 del canto XXVI dell’Inferno, la prima delle tre cantiche che compongono la Commedia.), Un viaggio  che diventa ricerca anche per  il poeta Costantino Kavafis  che scrive :

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

 

Così  Itaca è la meta di un viaggio di ritorno. Quello che ogni viaggiatori ad un certo punto deve intraprendere per tornare all’origine , per rientrare nel proprio “bozzolo”, per rincontrare se stesso.  Partire e arrivare. Arrivare e tornare.  Una sequenza che spesso si ingarbuglia e crea quello che il viaggio può diventare un imprevisto. Ma dell’imprevisto ne parlo più avanti esaminando proprio due composizioni di Eugenio Montale sul viaggio.  diventa il viaggio della ricerca .

 

“Le mie foglie sono le mie mani, centomila mani verdi,” canta invece il poeta Nazim Hikmet,  una delle sue più famose poesia che in lingua originale è “Ceviz Ağaci” (Il noce)e qui tradotta da  Joyce Lussu :

Le mie foglie sono le mie mani, centomila mani verdi,

centomila mani io tendo, e ti tocco, Istanbul.

Le mie foglie sono i miei occhi, e io guardo intorno,

con centomila occhi ti guardo, Istanbul.

 Le mie foglie battono, come centomila cuori.

Io sono un noce nel parco Ghiulkhan

ma né la polizia né tu lo sapete.

(da Il noce, 1957)

 

Una poesia che ci fa respirare i profumi e vedere i colori del Bosforo . Il porto di Istanbul: “pescatori, barche, mercatini di ambulanti, famiglie a passeggio, venditori di tabacco a peso e sigarette sfuse, bagnarole ondeggianti che vendono il panino col pesce, ragazzi con la bmx, gabbiani che volteggiano altezzosi, truffatori e procacciatori di clienti, ragazzi con le cuffiette, marinai più o meno in pensione, Serse re di Persia e suo padre Dario il Grande, che indica lo stretto e sconsolato commenta: «Hai voluto troppo, figlio. Gli dèi ti hanno punito». “

L’eroe peregrino Ulisse  che per  20 anni vaga per il mare , e le Argonautiche di Apollonio Rodio , il cui protagonista Giasone ,insieme ai suoi compagni “gli Argonauti”, parte alla ricerca del Vello d’oro, sono i punti salienti e culminanti dell’intera letteratura greca che si occupa di viaggio.

Tra gli autori latini va ricordato per tutti  Virgilio. Gran parte della narrazione dell’Eneide  racconta il viaggio per il Mediterraneo  di Enea dalla sua terra  alle spiagge della nostra penisola. E’ questo il prototipo del viaggio per i latini perché  l’eroe Enea abbandona la sua città natale in fiamme con il padre Anchise e il figlio Ascanio  per fondare  la stirpe romana. Enea avrebbe voluto morire con la sua città in fiamme ma il volere degli dei lo porta  a fondare  una città ,Roma, e una stirpe , quella di Augusto.

Dietro  Il Milione invece c’è  il racconto di un viaggio  che Marco Polo  dettò a Rustichello da Pisa. È il racconto dell’altro mondo, quello vagheggiato e  idealizzato dalle poche testimonianze di quanti lo hanno visitato  con l’aggiunta di fantasticherie e meraviglie che fanno diventare quelle terre  qualcosa di leggendario. Una leggenda che Marco Polo  ha visto con i propri occhi e che racconta : genti,  costumi,  usanze , economia, storia. Un racconto che mette assieme generi diversi , dalla trattatistica storico- geografica alla relazione di viaggio, E’ anche il modello di un racconto che all’epoca sembrava essere alla moda in quanto   in quel periodo  viaggiatori e missionari compilavano resoconti dei loro viaggi . Marco Polo in compagnia del padre Nicolò e dello zio Matteo, mercanti in Oriente, parte per la Cina intorno al 1271.

Tutto cambia con l’avvento del cristianesimo. Il viaggio diventa la metafora della vita . Su questa terra siamo dei pellegrini  appunto in viaggio perso l’ultima meta . Un grande peregrinare in attesa  dell’ultimo viaggio  verso l’altra vita. Un viaggio che ci porta al grande passaggio tra la vita terrena e quella celeste.  Nasce  così anche l’esigenza di purificazione attraverso i pellegrinaggi in luoghi di culto, mete mistiche  che rappresentano appunto un mondo  diverso da quello in cui si è costretti quotidianamente a vivere.

Nel Medioevo  sicuramente  gli unici a viaggiare erano i pellegrini  e i missionari. Poi c’erano i vagabondi . Uno studio pregevole su questo fenomeno è quello di Davide Ribella : “Medioevo in viaggio: Locande, strade e pellegrini “‎  Editore Youcanprint (1 gennaio 2012) . Racconta il fervente movimento che lo anima . Imperatori, principi e papi coi loro eserciti ma anche, e soprattutto, mercanti, mendicanti, briganti, pellegrini, gente in cerca di fortuna o di riscatto sociale e anche donne, impegnati in viaggi, talvolta molto lunghi e pericolosi, ai limiti delle possibilità umane. Sulla terra . Ma anche sul mare .

 

 

 

C’è poi  il viaggio nella  Divina commedia Dante Alighieri , in cui il poeta immagina  un viaggio attraverso i regni dell’oltretomba cristiano: inferno, purgatorio e paradiso.

Insieme alla Commedia dantesca va ricordato, proprio nella storia della letteratura  del nascente paese Italia  l’opera di Ariosto  che con il suo poema epico” Orlando furioso “ offre al lettore un  catalogo di meraviglie e di incantesimi attraversati in un viaggio fantasmagorico  sotto forma di boschi, mari per arrivare fino alla luna dove è finito il senno di Orlando .   Nella tematica del viaggio diventa legittima la finzione  letteraria e i luoghi descritti  si fanno  sempre più inverosimili e meravigliosi.

Ancora due secoli e possiamo leggere un diario di bordo , il  “Giornale di bordo” di Cristoforo Colombo,che  pur  perduto nella forma originale si ritrova  a stralci   nella   “Brevissima relazione della distruzione delle Indie”, del  vescovo spagnolo Bartolomé de Las Casas, che in questa  sua opera  riporta brani  e citazioni tratte dal diario di Colombo  e nella biografia dello stesso  Colombo scritta dal figlio  Fermando Colombo,  in cui riporta  le osservazioni del padre sulla scoperta del nuovo continente, che  fino alla fine continuò a scambiare per l’Asia.

Occorre arrivare al XVII secolo per riscoprire,  nelle relazioni dei viaggiatori del Gran Tour , le stesse meraviglie che altri viaggiatori e in  altri tempi hanno descritto ,riferite  al nostro paese .Il “Grand Tour” addirittura diventa  un fenomeno culturale e sociale, che in un primo momento coinvolge l’aristocrazia e in un secondo tempo le classi medie, soprattutto dell’Inghilterra e della Francia ed in generale dei paesi nordici. Il termine ”Gran Tour”   appare per la prima volta nel volume di Richard Lassels “An Italian Voyage, or Compleat Journey Through Italy” (1670).

E’ nel Novecento, il secolo breve, che la letteratura di viaggio  diventa una metafora dello spaesamento  e del disorientamento dell’uomo . D’altra parte la facilità con cui in questo secolo si riescono  ad affrontare le distanze e la possibilità di percorrerle con diversi mezzi dall’automobile all’areo, oltre a potersi servire per comunicare del telegrafo, del telefono , della radio,  rendono il racconto  a volte inverosimile. Ma soprattutto cambiano  il modo di intendere il viaggio  che assume tutto un altro valore oltre a quello esplorativo. Interessa  la sfera psicologica e quella emotiva della persona che si ritrova così ad affrontare il viaggio in molti modi .

E non solo . Viaggi aiutati anche dalla psicoanalisi, la nascente scienza dell’inconscio che nella “ Coscienza di Zena”  di Italo Svevo vede il protagonista, proprio con lo strumento della psicoanalisi, affrontare un viaggio. E’ il viaggio nella memoria . Un flusso continuio di ricordi istituisce un poercorso , spesso a tappe , che portano il protagonista ,tra passato e presente  a ricercare il sé definendo  in fine proprio la vita che secondo lui ”…non è né bella né brutta, ma è originale. È un’enorme costruzione priva di scopo, forse l’uomo vi è stato messo dentro per errore e non vi appartiene.”

In letteratura c’è poi il viaggio come quello nelle “Città invisibili” (1972) di Italo Calvino  che di fronte alla urbanizzazione selvaggia, alla crescita  abnorme propone una riflessione  per un viaggio fuori dal tempo  con una descrizione  variegata delle città  che istituisce un “ immaginario “ a cui far ricorso ogni qualche  volta si vuole evadere dalla fredda realtà.

La letteratura dunque, se la vita è un viaggio, non può esimersi dal raccontarlo. Lo narra in molti modi  e il viaggio  degli esseri umani , metafora di vita diventa fisico , letterale, allegorico, metaforico, fantasioso, simbolico.

Il tema ha poi conosciuto trasformazioni significative all’interno della odierna cultura e civiltà di massa.  La realtà infatti ci propone continuamente  viaggi nello spazio  attraverso l’invio di sonde  in esplorazione di altri mondi ma ci  mette di fronte anche all’esperienza degli astronauti impegnati nei programmi di studio e di lavoro nella base spaziale geostazionaria , frequentata da cosmonauti di diverse nazionalità con un programma di collaborazione. Ma soprattutto ci mette di fronte ai viaggi  per terra e per mare , secondo rotte ormai  consuete : i Balcani e il Mediterraneo di quanto scappano da dittature, guerre, povertà, fame, cambiamenti climatici. Il viaggio delle popolazioni del nord  Africa ma anche dell’intero continente che si rivolgono all’Europa per  un futuro diverso e migliore. Poi ci sono i viaggi letterari della fantascienza  sia raccontati nei libri che nei film. La fantascienza, un futuro che è diventato presente per il nostro vivere quotidiano .Il cosiddetto “villaggio globale” ha poi generato i suoi viaggiatori, immersi-dispersi in uno spazio tecnologico-industriale che rischia di esaurire il fascino dell’ “altrove”, dell’ignoto.

Tornando all’evento della Daimon va detto dunque che il binario  tra Carmela De Felice e Valter Marcone  ha  presentato  le poesie dei due autori  sul tema del viaggio ,ispirate da  queste brevi riflessioni  sopra condivise.

Queste le tre poesie di  Carmela De Felice

NAVIGARE

 

Evitare gorghi

mulinelli irosi,

acque affannate

tumultuose.

Scogli che affiorano,

travi di legno sfinite,

sgretolate dall’uragano.

Un salto nel vuoto.

Resto aggrappato

al tuo legno che passa.

Navigare.

Disperatamente

Ardisco pensare

ad acque calme e dolci

che ancora e ancora

zampillano da fontane

ormai mute, riarse,

in lande brulle di solitudine.

Navigare.

Cerco di amare

il viaggio più che la meta.

Navigare.

Immaginare la rotta,

le stelle sopra di me

bagliori di anima

in un mare scuro.

Naufraghi in uno spazio

infinito.

Uomini.

 

RAGAZZA MIA

 

Ragazza mia,

non credere a chi dice che

non è mai successo prima.

La novità spaventa.

 

Offende, di più, chi sogna.

Offendi ancor di più

se sogni tu,

che sai di primavera e di ginestra.

 

Non lasciar girar nella tua pelle

chi dice che non è per te.

 

Ragazza mia,

puoi esser tu la prima.

Distratte, tra le scaglie dei giorni,

già sorridono le tue ali di vento.

 

PASSEGGIATA

Passeggio ombrosa in un bosco lieve.

 

Scostando un fuscello, calpestando frantumi

di vite avvizzite, incontro, improvviso,

il profumo di te.

Fresco di primavera, frizzante di domande,

agrumato di pensieri che si rincorrono

nel vento del mio cuore.

Mi interrogano sul perché del mio camminare

nell’universo.

Una luce calda mi colpisce

con essenziali raggi e mirati

  • Fai quel che puoi – mi dice.
  • Sii ponte, non scimitarra che ferisce.

Sorridi.

 

Queste che seguono le tre poesie di Valter Marcone

 

SENTIRE QUELLA VELA

 

Sentire quella vela

che s’appoggia alla luce

lungo la rotta

che porta stanca verso la casa .

Dov’è la casa ?

E’ forse quella tra i monti

che hanno pure loro

gridi d’uccelli,

come il mare i suoi gabbiani

al farsi del giorno

quando tutto ricomincia?

Ricomincia da quella casa

tra i monti un altro viaggio ,

non ha l’odore dell’acqua salata

ma del muschio e del rosmarino

lungo  i muri di pietre

accatastate nel silenzio

del cielo  con la sua risacca

esausta  nel mare di nuvole.

Prepararsi all’esilio

da quella casa tra i monti

perché immagino la morte

come un’ombra

che riempie la sua  porta

ed eclissa ogni cosa .

Che poi  a pensarci bene

non è proprio così,

anche la morte saprà dell’odore

dell’aria

che un giorno era sale

nel lungo viaggio della vela,

anche la morte saprà del lime dell’alba

e io farò come il mio gatto

che salta davanti al mio passo ,

salterò avanti all’orizzonte

e renderò il cuore a se stesso ,

quello dell’amore,  per dormire

ormai i suoi  nuovi sogni eterni.

Cristo abbi pietà

di tutto quello che dorme così !

 

EPPURE NON E’ FACILE

 

Ora faccio finta di niente..

Eppure non è facile

vivere così. Fare finta

che tutto sia lo stesso ,

che tutto sia pari,

che quello sia uguale

a quell’altro. Dimenticarti,

forse è un modo per lasciarti

andare. Lo so. E’ sempre questo

che mi dico ogni giorno

ma i giorni passano

e da tanto ormai e io sono

sempre allo stesso punto

nei miei pensieri .

Forse un giorno penserò

che non ti ho amato abbastanza,

penserò alle parole

che non ti  ho detto,

non sono sicuro ,se lo penserò

davvero .Poteva essere diverso?

La vita è  ora sempre

la stessa. Ci penserà la vita

a farmi guardare ancora

con i tuoi occhi il mondo.

Ti ho amata guardando il mondo

con i tuoi occhi

così ora sono costretto

a ricordare quello che ho visto

in questo viaggio

che ormai dura da tanto tempo

alla ricerca di un approdo

e che continuo a vedere per te,

per te che te ne sei andata

e così questo è un modo

per rimanere insieme,

un altro ancora  sarebbe

forse dimenticarti

ma allora tu saresti sola

lungo quelle strade

che non hanno più nulla di familiare

che ti hanno preso

quando io non volevo .

 

CI VORREBBE UN LUNGO DISCORSO

In fondo c’è abbastanza

straniamento

in questo esilio da te.

Potrei scriverti

e potrei scrivere per te ;

oggi però in fondo

e lo conosco a memoria

c’è lo straniamento

della lontananza

ma ci vorrebbe un lungo discorso

e io non so più

dove trovare le parole

e non so più se restare

o andare.

Gli anni come giorni

sembrano fotocopie

di un tempo  tutto uguale

anche se non identico;

come  il sole

che sorge al mattino

e tramonta la sera

in quel suo lungo viaggio  eterno

anche se poi  nemmeno il sole

infine è  mai uguale

a se stesso

perché sono i nostri occhi

a  vederlo comunque  diverso.

Me la sbrigo da solo

dormo, mangio, passeggio,

faccio compere, prego

e storpio i nomi in inglese,

si fa giorno e si fa notte

qui dove vivo

sento dentro tutto l’antiquariato

dei miei pensieri,

i rari sogni me li spegne

dentro la testa

come fosse  un farmaco

a milligrammi, quel potente

disinganno  che è la vita vissuta

quella che ti fa andare e venire

in un viaggio senza sosta

Scrivo versi

con un tardo  stile impressionista

perchè dico sempre le stesse cose,

unico verso riscritto

migliaia di volte ,

un unica lunga solitaria

pervicace e personale strofa

e anche in quella c’è lo straniamento

che mi dà alla testa

quello dell’erranza

che porta come il vento

via , sempre via

non solo quando penso a te

ma sempre ormai, quasi, già

 

 

Il viaggio dunque  è diventato ai nostri giorni  , per noi e per i nostri contemporanei,  una esperienza quotidiana, una esperienza che si ripete innumerevoli volte come nel caso dei pendolari o che periodicamente ci porta a conoscere nuovi “posti “ . Insomma un modo normale di  partire e tornare  che è in definitiva la misura del viaggio. Dunque  quasi una consuetudine  tanto  che forse parlando di viaggio ,  Eugenio Montale ci ricorda nella poesia “Prima del viaggio”, tratta dall’ultima sezione della raccolta Satura (Mondadori, 1971)che  poiché il viaggio è divenuto una routine “Un imprevisto è la sola speranza” che possa  ravvivare  non solo i preparativi ma anche lo svolgimento dello stesso .

 

Una affermazione che nelle sue implicazioni contingenti per il tema   su cui ho riflettuto finora mi dà l’opportunità di  esaminare due poesie di Eugenio Montale, compagno di un percorso di lettura e di studio  che assomiglia a molti viaggi della vita. Due poesie che hanno come tema il viaggio : mi riferisco alle poesie “Prima del viaggio” e “Casa sul mare “

 

Inizio  dunque con la prima poesia .Di seguito dunque il testo  di Prima del viaggio .

“Prima del viaggio”

Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano
le guide Hachette e quelle dei musei,
si cambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio s’informa
qualche amico o parente, si controllano
valige e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dà un’occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i disastri aerei
in percentuale sono nulla;

prima
del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che
il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è O.K. e tutto
è per il meglio e inutile.

E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
ch’è una stoltezza dirselo.

Questa poesia fa parte  della raccolta  Satura che contiene le composizioni di Montale   scritte tra il 1962 e il 1970.  Sono brani colloquiali  che non hanno la struttura  classica del verso  e sono senza rime. Si sente  nei temi affrontati il dolore e l’estraniazione dopo la scomparsa della moglie  Drusilla Tanzi  , l’amata “Mosca” cui è dedicata  “ Ho sceso dandoti il braccio “. C’è in queste poesie una riflessione sulla vita e sulla morte , una specie di resoconto esistenziale  che si avvale del resoconto spicciolo della vita quotidiana che diventa l’inventario  per  descrivere “la realtà oltre a quello che si vede”.  Proprio  in “Prima del viaggio” sembra che il poeta richiami  i versi di “Ho sceso dandoti il braccio  citando

le coincidenze, le soste, le pernottazioni

che  sono appunto descritte in Ho sceso dandoti il braccio come le cose che “più non occorrono”.

La prima strofa della poesia  ci offre una chiave di lettura. All’apparenza, ci vengono descritti i preparativi per la partenza  che sono quasi degli obblighi mal sopportati dal poeta  che però danno vita poi a versi che  lasciano spazio alle emozioni e alle riflessioni  per un viaggio che sta per iniziare. E quando si va incontro a qualcosa di sconosciuto quasi sempre ci prende l’ansia e la tranquillità apparente o l’agitazione manifesta ne sono le dimostrazioni.

La terza strofa  chiude questo percorso perchè come ne I limoni  il  individua il “filo da disbrogliare” e si domanda:

 

E ora che ne sarà del mio viaggio?

Che  semplicemente non è una domanda come protrebbe apparire sul viaggio ma è una domanda esistenziale . Il viaggio diventa la metafora della vita  e Montale così ci parla anche della “ sua” vita. Con la conclusione  che  il poeta negli ultimi versi amaramente riflette che ha trascorso più tempo a programmare e ordinare la propria esistenza che a viverla.Ci ricorda di non aver paura dell’imprevisto, perché è ciò che davvero dà senso all’esistenza umana. Per  questo motivo afferma che:

L’imprevisto è la sola speranza

Una dichiarazione, in fondo, non molto diversa dal celeberrimo monito a non credere che la realtà “sia solo quella che si vede” contenuto in Ho sceso dandoti il braccio:

é più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede

Per questo  Montale poi ci ricorda che l’importanza  del viaggio non sta nel raggiungere la meta. Ma sta tutto in quelle “occasioni propizie” che i greci chiamavano “Kairos” che in senso  oraziano si avvicina al Carpe diem . Un momento  transitorio  che non può essere programmato e alterna fortuna  e sfortuna.

Il Kairos dei greci è il  tempo propizio e Montale sembra  aderire totalmente a questo aspetto del divenire perchè  sembra accettare la divisione del tempo che era , appunto secondo i greci  diviso in Kairos  opportunamente  distinto dal  “Chronos”, il tempo inteso in ordine cronologico e sequenziale: la differenza tra i due risiedeva nel fatto che il primo aveva una valenza qualitativa, mentre il secondo soltanto quantitativa. C’era poi “Aion”, il “tempo eterno”. Ma la parte più interessante era data dal kairos, il tempo in cui “qualcosa di speciale accade”.

 

 

La seconda  poesia “Casa sul mare” è una metafora  del viaggio della vita. Una grande casa bianca al limite tra terra e acqua, una specie di riassunto e suggello della vita e del tempo della vita . Racchiude spazio e tempo in un’unica dimensione . Una casa che sta lì nella terra di nessuno  e che rappresenta l’avamposto di una terra oltre la quale non si può andare. Nessuno può superare quel limite .
Questa poesia fa parte della raccolta  Ossi di seppia, pubblicata da Piero Gobetti  nel 1925.E’ una delle ultime della silloge  e  come abbiamo detto fa riferimento al viaggio  che però  non raggiunge alcuna meta, finendo nelle “cure meschine che dividono l’anima”.

Casa sul mare

ll viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l’anima che non sa più dare un grido.
Ora i minuti sono eguali e fissi
come i giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba.
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.

Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
i soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l’isole dell’aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.

Tu chiedi se così tutto svanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell’ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa
l’ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s’infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l’avara mia speranza.
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.

Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno.

 

Dunque “il viaggio finisce a questa spiaggia / che tentano gli assidui e lenti flussi. . . “ nulla vi accade (“nulla disvela se non pigri fumi”) ed è raro che qualcosa compaia all’orizzonte in questa “muta bonaccia”, in questa specie di “limbo squallido / delle monche esistenze”
Questa esistenza piatta, sorda ormai alle urgenze più vere dell’umano, fa svanire tutto, anche i ricordi, in una nebbia impalpabile.

Di fronte all’immensità del mare dunque che sembra assorbire  delusione e attesa  dell’Io ecco apparire un “tu”, una donna che pone una domanda quasi persistente, drammatica e piena di conseguenze :: “tu chiedi se così tutto vanisce / in questa poca nebbia di memorie; / se nell’ora che torpe o nel sospiro / del frangente si compie ogni destino”. È la rassegnazione che fa vivere la drammaticità di questa domanda perché  dietro si cela  una realtà : tutto finisce, tutto  si riduce ad un destino  che attua il vanificarsi  nel nulla .C’è forse qualcuno che riesce a scampare a questo destino ma non è la sorte che il poeta sente per sé. C’è una via di fuga, seppure labile , una speranza che lui non riesce ad alimentare perché ormai stanco.

È una specie di appello alla ragione baudelairiana  ovvero di  Charles Baudelaire che  del viaggio  propone  il senso e il fine in questo modo : bisogna viaggiare tout court  senza mete e senza porti perché è la vita che poi in definitiva ci indirizza. Un appello senza convinzione però perché  sente il pessimismo e la stanchezza di  una ricerca che non porta da nessuna parte.

Ecco perché Casa sul mare è una composizione  in cui il poeta  crea un limite temporale  e spaziale .Nasce così un circolo chiuso  nel tempo e nello spazio in cui si muove solo  la ripetizione del capoverso  della poesia “ il viaggio finisce qui “ , “il viaggio finisce a questa spiaggia”, “il cammino finisce a queste prode”. La situazione evoca appunto un ripetuto addio di persone che non vogliono separarsi e che, nonostante comuni memorie, vivono gli ultimi momenti  trepidanti. Il tempo procede a scatti , non ha una sua fluidità che  implacabilmente  continua ad essere espressa tramite la similitudine tra gli intervalli dei minuti e quelli dei “giri di ruota della pompa”.

La parte centrale, in cui cerca di dare speranza e offre consolazione rappresenta un segno di rammarico, ma soprattutto di totale e polemica estraneità nei confronti di questa ricerca della possibilità di un viaggio dell’uomo sicuro di sè e conformista, interamente appagato e integrato nel mondo in cui vive, dimentico della sua ombra, che rappresenta il mistero sotteso a ogni animo umano.

Appare l’immagine della morte che viene subito  negata dal poeta  anche se lo stesso si sente accomunato a tutti in quel destino  che non permetterà di sfuggire alla morte stessa, alla fine dell’esistenza, all’annullamento di se stesso.

Per tornare al tema generale del viaggio vorrei ancora condividere con il lettore due riflessioni la prima sul tema della migrazione , così tanto attuale. Un  fenomeno  che oltre  a coinvolgere il nostro paese e l’intera Europa  dal punto di vita politico, economico e culturale ci coinvolge personalmente.  Non solo per i risvolti legati all’accoglienza ma anche perchè comunque neghiamo una realtà che ci tocca  come persone : trascorriamo la nostra vita negando di essere dei migranti. La seconda che dà conto di alcuni  libri che parlano del viaggio in treno . Quest’ultimo in particolare si ammanta di un’aura  di romanticismo oggi che il treno sembra essere un residuale tra i mezzi di trasporto .

Mohsin Hamd  l’autore di Exit West  e “L’ultimo uomo bianco “,intervistato  da Giorgio Biferali su Domani del  1 febbraio 2023 , afferma:” Non accettiamo di  dover invecchiare e morire. L’idea della migrazione attraverso il tempo  rompe il concetto  che alcuni sono nativi  e altri sono migranti”. Ecco dunque che siamo tutti migranti. E la migrazione è un “viaggio” , un altro modo di viaggiare , che da  epoche remote a oggi si ripete  continuamente negando la staticità  e affermando che ieri come oggi e come domani  aprire alle prospettive del viaggio significa aprire alle prospettive della vita .E continua : “ In questa dimensione, quando neghiamo di essere noi stessi dei migranti perdiamo il senso della compassione verso i nostri simili e quindi li rifiutiamo . Se cominciassimo a pensare che queste persone hanno sofferto , hanno una loro storia, hanno una loro vita allora penseremmo di più alla nostra storia , anche se abbiamo passato tutta la nostra vita a non pensarci .“

Una volta viaggiare  era un’incombenza motivata  da ragioni specifiche  e le ferie erano solo uno stacco dal lavoro . Anche grazie a youth culture  le vacanze hanno cambiato  natura e sono diventate un riflesso  della carnevalizzazione della vita . Quel modello di viaggio che ho riassunto e riferito  con i vari esempi dal viaggiatore medievale al Grand Tour  è sopravvissuto fino agli anni Settanta del Novecento. Ne parla  Raffaele Simone in “ Divertimento con rovine” , Solferino,2022,pag 176 (euro 16,00).  Solo allora cominciano le vacanze per tutti e il viaggio cambia.  Le ferie pagate ottenute con le lotte sindacali rappresentano dunque  uno dei frutti sociali di quegli anni.  Un bene prezioso  , raro e non del tutto universale. Ne risultarono alterate tutte le dimensioni  del tempo libero. La vacanza cambiava prospettiva e quella media borghesia che stava nascendo nel nostro paese proprio in quegli anni trovò nella vacanza una specie di consacrazione. Ma soprattutto la vacanza si alleava con il viaggio che spesso non aveva una meta stanziale. Si scopriva così un mondo diverso : allontanarsi da casa per quanto faticoso o laborioso poteva essere in realtà dava la sensazione di fare non cose diverse ma cose audaci. Insomma si usciva fuori  dalla routine della quotidianità ma anche della forzata abitudine e si scopriva anche il corpo con il quale si instaurava un nuovo rapporto.  La cultura giovanile  appunto la “ youth culture” creò bisogni e consumi nuovi dando vita al trinomio  vacanza-viaggio-divertimento. Il viaggio in India, il viaggio in oriente , fu il prototipo di questa nuova cultura e l’India insieme ai paesi dell’Asia  furono le mete per i giovani di mezzo mondo. La vita carnevalizzata  cambia il vocabolario del villeggiante  e lo sostituisce con quello del vacanziere. Non è più la vacanza che si inserisce nella vita  è la vita che  va spinta , come esperienza all’estremo. Nascono anche sport  e modalità di avventurarsi  perché la vacanza non è più riposo ma è “tutta vita”.

Nella storia della letteratura sono numerosi i viaggi  in treno: episodi concreti e metaforici che possono portare  a luoghi  diversi pieni di imprevisti.

Ne parla Antonio Delfini  nel racconto “Ritorno in città” descrivendo il continuo vagare della mente del protagonista  tra passato e presente. Per questo viaggio nel tempo si serve appunto di un treno  che attraversa la pianura padana ,” una pianura immensa” che garantisce “ il tornare dei ricordi in un turbine  di pensieri”. E’ il treno che aziona una specie di  madeleine di natura proustiana. Nella storia delle letteratura sono molti i viaggi in treno da Pirandello a Pascoli  da Agatha Christie  a Emile Zola fino ai vagoni di Charles Dickens ,fino alla esplosione dei futuristi. I “treni di carta “ come li ha chiamati Remo Ceserani hanno la facoltà di annullare tempo e spazio così che i personaggi perdono il contatto con la realtà. Il mondo che vive attorno a loro, grazie al treno diventa un altro mondo, così da scatenare epifanie inattese .

Seguono il flusso delle rotaie, il rumore così caratteristico del treno, i pensieri del protagonista del romanzo di Mathias Enard  Zona, un racconto  incentrato sul viaggio da Milano a Roma che dura appunto cinquecento pagine.

Nutturno francese ( Sellerio) du Fabio Stasi è invece la storia di un biblioterapista che sbaglia a prendere il treno , al posto di salire sul Freccia rossa che va verso Milano si trova a viaggiare in direzione opposta verso Napoli . Risuonano così nella sua mente  di nuovo storie del tutto sepolte  che lo spingono ad accettare incontri che solo il caso può offrire. Mai avrebbe pensato di poter ripercorrere certe retrovie del proprio pensiero. Un incontro in particolare lo porta a conoscere un compagno di viaggio che sarà fondamentale  per la sua decisione di non tornare indietro.

Il treno di George Simenon è invece il racconto dell’incrocio amoroso di tre persone durante la fuga dalle Ardenne in pieno secondo conflitto mondiale – Un uomo viene separato dalla moglie incinta e vivrà una intensa esperienza d’amore con una donna polacca in fuga come loro . Sarà il viaggio comunque a far maturare decisioni complesse nella vita delle persone protagoniste di questo romanzo di Simenon .

 

 

 

(1 )“Sulla scia del daimon” si  è svolto  sabato 10 e domenica 11 giugno 2023, presso Palazzetto dei Nobili Tanti sono gli artisti e gli autori che hanno risposto da tutta Italia alla chiamata del “daimon”, alias la poetessa ed editrice aquilana Alessandra Prospero, e che daranno vita a un week end di cultura, poesia e letteratura in pieno centro storico.

Il corposo programma spazia infatti dall’attuale Premio Zingarelli in carica, il poeta romano Luciano Giovannini, alla criminologa Annamaria Venere; dall’ex penitenziarista e docente universitario Carlo Maria Marchi ai registi teatrali e scrittori Federico Del Monaco, Rosanna Narducci e Claudia Palombi fino a Fabio Cantelli Anibaldi, filosofo e scrittore, storico capo ufficio stampa di San Patrignano, oggi vicepresidente del Gruppo Abele (fondato da don Luigi Ciotti) e autore di “Sanpa, madre amorosa e crudele”, libro da cui è stata tratta la docuserie su Netflix; tanti i poeti che presenteranno il proprio libro come Tonino Frattale, Giovanna Secondulfo, Carla Gonnelli, Antonio Fasulo, Elena Giacomin, Graziella Di Bella, Claudia Palombi, Roberta Placida, Federico Del Monaco, Luciano Giovannini, Germano Innocenti e Daniele Funaro.

Non mancheranno gli autori di prosa: Raffaello Angelini, Veronica Chianello, Lina Ricci, Benedetta Cerasani, Simonetta Borghi, Antonio Ranieri.

Francesco Cristiano Bignotti presenterà la sua prima silloge poetica, dal titolo “Tutti i miei passi” proprio in quest’occasione, subito dopo l’inaugurazione della rassegna che si terrà sabato 10 giugno alle ore 10:00.

Numerosi anche i relatori: la dirigente scolastica Antonella Conio; le professoresse Ilaria Orsini, Roberta Placida, Valeria Valeri e Rossella Del Monaco; i giornalisti Fulgo Graziosi, Roberta Maiolini, Salvo Falcone e Carlo Gizzi; i poeti Ciro Cianni e Andrea Magno, fondatore e organizzatore del festival letterario “Autori in piazza” di Chieti; il regista Luke Anthon; le psicologhe Vanessa Rotilio e Cinzia Raparelli; l’operatrice olisticaAnnalisa Scotto di Santolo; Paola Zuccarini, Alessia Frattale, Valentina Ranieri, Gabriella Del Pinto, Virginia Rosa; i musicisti Giovanni D’Eramo, Veronica Lauricella ed Enrico Guacci.

Due i seminari:

  • seminario esperienziale a cura di Claudia Palombi, attrice e regista romana: “Il ben/essere della voce”- Incontro esperienziale per conoscere meglio e affinare il proprio strumento/voce” che si terrà domenica 11 giugno alle 11;
  • “Seminario sulle erbe – tra storia e leggenda” a cura di Gabriella Del Pinto, letture a cura di Emanuela Gentilini che si terrà domenica 11 giugno alle 18:30,

e un reading poetico a cura di Valter Marcone, il quale si conferma performer di lungo corso con il suo SUPERMARKET SELF SERVICE POETRY sabato 10 giugno alle 18:30.

Per chiudere in poesia e in bellezza la giornata di sabato si terrà un’edizione speciale dei Binari Poetici della Compagnia dei Poeti dell’Aquila a cui prenderanno parte i seguenti poeti: Giuliana Cicchetti Navarra e Franca Mucciante; Emanuela Gentilini e Giuliana Prescenzo; Valter Marcone e Carmela De Felice.

L’intera rassegna sarà arricchita dall’esposizione dei bassorilievi dell’artista Paolo Pietraforte.

Tutti gli eventi sono a ingresso libero.

IL PROGRAMMA COMPLETO:

SABATO 10 GIUGNO

10:00  Inaugurazione
Sala dell’oratorio

11:00 presentazione del libro di Francesco Bignotti dal titolo “Tutti i miei passi” – relatore Federico Del Monaco intervento di Luke Anthonletture di Virginia Rosa
Sala dell’oratorio

11:30  presentazione del libro di Veronica Chianello dal titolo “Scelgo di amare me stessa” – relatrice Paola Zuccarini, lettrici Vanessa Rotilio (psicologa) e Annalisa Scotto di Santolo (operatrice olistica) con la partecipazione dell’arpista Clara Gizzi
Ambienti sotterranei

12:00 presentazione di “Cuwan che ieri fu Chiara”, libro di Carlo Maria Marchi, docente universitario e penitenziarista – relatore Fulgo Graziosi, giornalista Sala dell’oratorio

12:30  presentazione di “Garbugli d’un filo d’oro”, libro di Lina Ricci, già insegnante presso la scuola dell’infanzia del circolo Silvestro dell’Aquila – relatrice Gabriella Del Pinto 
Ambienti sotterranei

16:00  presentazione di “Parla con me” di Benedetta Cerasani, presidente dell’APS I girasoli, il cui ricavato va in beneficenza per le pazienti oncologiche – modera la speaker e giornalista Roberta Maiolini

Sala dell’oratorio

16:30  presentazione del libro di Tonino Frattale dal titolo “Mitti che Cristu era natu all’Aquila – Ju Vangelu aquilanu”  – l’autore dialoga con Alessia Frattale Ambienti sotterranei

17:00  presentazione dei libri di Simonetta Borghi “Fuori tempo e fuori posto” e “Giovanna e le altre” – relatore il poeta Andrea Magno
Sala dell’oratorio

17:30  presentazione della silloge poetica “Cenere e ciliegie” della poetessa napoletana ma milanese d’adozione Giovanna Secondulfo – relatore il poeta romano Ciro Cianni

Ambienti sotterranei

18:00  presentazione del libro di Carla Gonnelli, “Il sussurro della balena”- relatrice la prof.ssa Valeria Valeri – musiche a cura di Giovanni D’Eramo, contrabbasso, e Veronica Lauricella, pianoforte
Sala dell’oratorio

18:30 Valter Marcone propone il reading poetico SUPERMARKET SELF SERVICE POETRY
Ambienti sotterranei

19:00  presentazione del thriller della criminologa e scrittrice Annamaria Venere “All’ombra del tacco”- relatore il giornalista Salvo Falcone e letture a cura di Claudia Palombi
Sala dell’oratorio

19:30  presentazione della silloge poetica di Antonio Fasulo “I giardini del male” – relatore lo scrittore e poeta Federico Del Monaco
Ambienti sotterranei

20:30 chiusura con la performance a coppie di Binari Poetici: Giuliana Cicchetti Navarra e Franca Mucciante; Emanuela Gentilini e Giuliana Prescenzo; Valter Marcone e Carmela De Felice.
Sala dell’oratorio

DOMENICA 11 GIUGNO

11:00  presentazione di “Il folle, l’amante e il poeta”, libro del poeta Luciano Giovannini, Premio Zingarelli in carica e docente di lingua inglese a Palestrina – relatrice Alessandra Prospero, poetessa ed editrice
Sala dell’oratorio

11:00  seminario esperienziale a cura di Claudia Palombi, attrice e regista romana: “Il ben/essere della voce”- Incontro esperienziale per conoscere meglio e affinare il proprio strumento/voce”
Ambienti sotterranei

12:00 presentazione del romanzo di Rosanna Narducci “La vita capita” – relatrice la prof.ssa Antonella Conio, dirigente scolastica
Sala dell’oratorio

12:00 presentazione della raccolta “Pensieri dopo il silenzio” della poetessa triestina Elena Giacomin, autrice bilingue e ambasciatrice poetica a livello internazionale – relatore il prof. Luciano Giovannini
Ambienti sotterranei

15:00  presentazione del libro della regista, attrice e poetessa Claudia Palombi “Varchi nell’oblio” – relatrice la poetessa, giornalista ed editrice Alessandra Prospero
Sala dell’oratorio

15:30  presentazione del libro della poetessa siciliana Graziella Di Bella “Tiresia lo sapeva” – relatrice la prof.ssa Roberta Placida
Ambienti sotterranei

16:00 presentazione della silloge del poeta Germano Innocenti “La malattia immortale” – relatore il prefatore Fabio Cantelli Anibaldi, scrittore e filosofo originario di Gorizia, storico capo ufficio stampa di San Patrignano, oggi vicepresidente del Gruppo Abele fondato da don Luigi Ciotti e autore di “Sanpa, madre amorosa e crudele”, libro da cui è stata tratta la docuserie su San Patrignano. Accompagnamento musicale a cura di Enrico Guacci
Sala dell’oratorio

16:30 presentazione del libro di poesie di Daniele Funaro “L’ennesimo angolo” – relatrice la psicologa Cinzia Raparelli
Ambienti sotterranei

17:00  presentazione del libro di haiku della poetessa Roberta Placida dal titolo “Nella gora il riflesso” – relatrice la prof.ssa Ilaria Orsini
Sala dell’oratorio

17:30 presentazione del libro illustrato dell’autore Antonio Ranieri “La foresta. Le favole per chi ama la natura (anche da colorare) – relatrice Valentina Ranieri
Ambienti sotterranei

18:00 presentazione della raccolta poetica dello scrittore e regista Federico Del Monaco dal titolo “Lo statico volo d’una rima” – relatrice la prof.ssa Rossella Del Monaco
Sala dell’oratorio

18:30  “Seminario sulle erbe – tra storia e leggenda” a cura di Gabriella Del Pinto, letture a cura di Emanuela Gentilini
Ambienti sotterranei

19:00  presentazione del libro dello scrittore e polistrumentista aquilano Raffaello Angelini “Diario di uno zampognaro. Tra fantasia e realtà” – relatore lo scrittore e giornalista Carlo Gizzi
Sala dell’oratorio

Fine dei lavori

Sulla scia del daimon, I edizione all’Aquila

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