Intervista a Federico Del Monaco: il basket, la letteratura e l’amore per Dino Campana

Ciao Federico. Ti ringrazio a nome mio e della redazione di Poesia Femminile di avermi concesso il piacere e l’onore d’intervistarti.

Sono io a ringraziarvi, è sempre un piacere collaborare con il collettivo.

Federico, il tuo rapporto con la scrittura ha origini remote. Ci racconti brevemente la genesi di questo amore?

La passione di vivere storie e avventure è diventata presto voglia di condividerle con qualcuno. Da piccolo ho letto molto e a un certo punto prendere la penna è stato naturale, una continuazione di quello che vivevo da protagonista. Oltre la letteratura anche la cultura popolare ha avuto una grande influenza. Fumetti, telefilm, canzoni, film sono stati importanti quanto i romanzi. L’immaginazione mi ha spinto verso le parole, ho sempre pensato che fossero la forma più ampia e libera di espressione se quello che si vuole creare possa avere anche un tratto, a volte solo leggermente, realistico.

Tu sei un autore poliedrico e i tuoi testi spaziano da sceneggiature teatrali a racconti di vario genere e a poesie. Dimentico qualcosa?

Ci sono anche le sceneggiature di altre forme, spettacoli, testi per canzoni e altro. C’è tutto quello che il tempo mi ha permesso di fare, sempre contrastato da studio e lavoro che, se da un lato ostacolano le produzioni, dall’altro forniscono le idee ed i contenuti. Per me prosa e poesia sono tutte espressioni della stessa forma. Mi sento come un polistrumentista. Bisogna fare quel che si sa fare bene e ogni tanto sperimentare, detto in una frase.

C’è un genere nel quale ti senti di esprimere in modo più compiuto il tuo intimo sentire?

Dico la fantascienza, il terreno in cui riesco ad esprimere tutto senza pudori perché l’impianto è talmente distante dal mondo reale che riesco a convincermi ad abbandonare ogni remora. Ma in realtà ho sempre pensato che scrivere non debba necessariamente essere mettere a nudo tutto di se stessi. Paradossalmente le parti più intime di uno scritto sono spesso celate in riferimenti che nessuno coglierebbe.

Quali sono i tuoi modelli letterari e in che misura hanno influito sulla tua formazione? Sappiamo tutti della tua passione per Dino Campana. Ci parli di come hai scoperto questo autore?  Hai in programma qualche progetto che tocchi questo campo d’interesse?

I miei modelli letterari sono stati Isaac Asimov e Stephen King. Dal primo ho appreso la semplicità delle storie, un’ottima idea non ha bisogno di essere complicata e appesantita. Per Asimov il processo da fare è contrario, quasi scientifico, verso la limpida essenza. Dall’altro ho imparato che la struttura di una trama non può basarsi su una sola storia e nello sviluppare intrecci, secondo me, King è uno dei migliori.

E comunque chi scrive tanto non deve mai smettere di leggere e così, in un periodo in cui mi esprimevo solo in poesia con l’obiettivo di migliorare la mia prosa zoppicante, ho trovato un libro di Dino Campana in libreria, l’ho aperto, ho letto una poesia ed è stato amore a prima vista. Riconosco molto di lui in me. Da lì è partita la ricerca e la prima cosa che ho scoperto è che quel libro era l’unico libro pubblicato da Dino Campana e che la poesia che avevo letto non era neanche presente nella versione ufficiale, solo quella in cui erano presenti anche i suoi inediti. Storie di coincidenze o forse no, direbbe qualcuno.

Il riconoscimento ottenuto nel premio Dino Campana mi ha permesso di avvicinarmi al Centro Studi Campaniano, questo mi sta dando la spinta per uno spettacolo sul grande autore. Voglio farlo bene e ho tanto da studiare, spero di lasciare una visione importante della sua opera, della sua vita, che sono quasi la stessa cosa. Intanto è uscito con la Daimon Edizioni il quadernone artistico dedicato a Dino campana contenente il mio testo a lui dedicato e più premiato, “Il matto è tornato”. Fa parte della collana “Libelli”. Lo presenterò domenica 21 aprile a Pescara presso il Teatro Cordova in occasione della due giorni della “Festa del libro” organizzata dall’Associazione Editori Abruzzesi.

Oltre a questo, quali sono i tuoi progetti a breve, medio e lungo raggio?

In questo periodo mi dedico alla scrittura di racconti, poesie e mi sto guardando intorno, è così che nascono le collaborazioni che spingono a nuovi progetti. Con la Daimon Edizioni siamo in fervida attività: libello in primis, arriveranno pubblicazioni molto interessanti.

 

Hai scritto un bellissimo testo teatrale su Ivan Graziani. Ci parli dei motivi che ti hanno spinto a scriverlo e di che cosa si tratta nello specifico?

Il 24 novembre, nella sua Teramo, grazie a “Progetto Viva” e “Morena, una farfalla per sempre”, ci sarà la quarta uscita del mio spettacolo su Ivan Graziani, “Avrò bisogno ancora di te”. È un viaggio dentro i testi del grande artista, nato dal desiderio di raccontare la storia di un cantautore attraverso le sue parole, riportando all’essenza del suo dire il messaggio e l’emozione che è riuscito a trasmettere. Eseguiamo tante canzoni di Ivan Graziani, questa volta la musica è decisamente più presente, scelta necessaria per questo tipo di artista. Sul palco ci sono Giuseppe Ippoliti, cantante e attore, un duplice talento, che con la sua voce fa rivivere con emozione quella di Ivan Graziani; Antonio Pellegrini, ottimo attore e anche, a sorpresa per molti, disegnatore, che ad ogni canzone su una grande tela bianca disegna un momento della canzone, per avere alla fine dello spettacolo un grande quadro di tutto lo spettacolo; Lorenzo Lanciotti, un musicista che con piano e chitarra percepisce e conosce la musica come pochi, con il quale ho fatto molti spettacoli ed è sempre capace di stupirmi e di insegnarmi qualcosa, e infine Luigi Sfirri, che io spesso definisco un virtuoso della chitarra, per la sua pregevole tecnica, ma che è anche un colto e sensibile musicista, didatta e compositore.

Oltre a Ivan Graziani ci sono altri cantautori i cui testi ti hanno particolarmente colpito? Un giorno mi dicesti che secondo te Edoardo Bennato è il più grande di tutti. Puoi spiegare ai nostri lettori cosa te lo fa preferire a mostri sacri come Guccini e De André? 

Nella mia serie di spettacoli teatrali musicali “Eppure Soffia”, arrivata alla scrittura del quarto volume e di cui il lavoro su Ivan Graziani si può considerare uno spin-off, ho parlato della scuola genovese, dei grandi cantautori romani, di Battisti e delle grandi cantanti della musica italiana. Come dico spesso, c’è tanta poesia nella musica italiana e le classifiche lasciano sempre fuori qualcuno meritevole. Ciò nonostante, per me, Edoardo Bennato riesce a costruire dei testi che possono essere assimilati a più livelli, il motivetto orecchiabile nasconde, come la poesia, un segreto, una scintilla di ricerca di verità, di critica sociale, di denuncia. La sua canzone “Sono solo canzonette” parla delle brigate rosse, che lui assimila ai pirati della ciurma del Capitan Uncino di turno. ”Chi si arruolerà un bel tatuaggio avrà”, “per scuotere la gente non bastano i discorsi, ci vogliono le bombe” sono frasi che abbiamo cantato in molti e alcuni non hanno carpito il significato celato come fosse un rebus da risolvere. Quindi adoro De Gregori, Mango, sono nato lo stesso giorno di Guccini e lo sento parte di me, ho consumato le cassette di De André e ne potrei citare più di cento, tutti indispensabili. Senza “telefonami tra vent’anni” di Lucio Dalla l’esistenza tenderebbe ad essere meno completa, per esempio. Ma Bennato, con il suo stile e la sua intelligenza per me occupa un posto speciale.

Secondo te cosa è necessario fare per avvicinare le persone alla lettura? (Ero tentato di chiederti cosa è necessario fare per avvicinare i vecchi alla lettura, visto che tutti fanno domande riguardo i giovani e la lettura)

Per avvicinare i vecchi alla lettura bisognerebbe istruirli sugli audiolibri, nella parte della vita in cui hanno tanto tempo potrebbero distanziarsi dalla televisione che tanto stanca gli occhi e poter finalmente assaporare i grandi scrittori e i grandi poeti. Sarebbe una vera rivoluzione: “Finalmente vado in pensione e posso godermi il Processo di Kafka, Dell’amore e di altri demoni di Marquez e La coscienza di Zeno di Italo Svevo”. I giovani invece si avvicinano a quello che vogliono, cercare di indirizzarli verso qualcosa produce troppo spesso l’effetto contrario. Più in generale bisogna cercare di scrivere al meglio e sperare di raggiungere le persone. È difficile, c’è di tutto in giro, ma io credo nel lavoro e nei frutti che possono essere raccolti.

Sei autore e membro dello staff interno della Daimon edizioni e un grande appassionato di basket. Vedi un’affinità tra le dinamiche che governano una casa editrice e una squadra di pallacanestro?

La Daimon Edizioni è una squadra e ogni autore viene nobilitato e supportato affinché la sua opera possa uscire nelle migliori condizioni. Dico spesso e credo fermamente che pubblicare con la Daimon è un’esperienza che può migliorare lo scrittore, portarlo ad un piano superiore di tecnica, percezione, consapevolezza. Per vedere un parallelo con il basket devo tornare a qualche anno indietro dello sport, dove c’erano talenti che erano contemporaneamente fortissimi giocatori, allenatori e dirigenti. Nella mia casa editrice, Alessandra Prospero è un grande editore, una talentuosa poetessa e scrittrice, con una propensione all’organizzazione e al sogno da coltivare, da condividere con ciascun collaboratore e autore. Cerco di fare la mia parte ma, così, è anche facile dare il proprio contributo.

Federico fatti una domanda che non vorresti mai che io ti facessi e dai una risposta falsa.

Cosa pensi di chi si comporta male, che non vede niente oltre la propria ombra e non ha il minimo rispetto per gli altri? Fanno bene, è così che si costruisce un mondo migliore per loro e per tutti. (Anche solo scriverlo mi ha fatto una certa impressione)

Quale messaggio vuoi lasciare ai lettori di Poesia Femminile Singolare e a chi ha avuto la compiacenza di ospitarci? ( e pubblicare le nostre opere)

Di visitare il canale youtube, di mettere “mi piace” e di attivare la campanella. Di andare sul sito e condividere gli articoli e commentare i contenuti su facebook. Sono piccoli gesti che possono, in proiezione futura, permettere a Poesia Femminile Singolare di crescere ancora come comunità.

Federico Grazie mille della tua gentilezza e della tua disponibilità. Sai la stima che mi lega a te come giocatore di basket e artista.

Grazie Luciano, soprattutto per la stima cestistica. A volte il corpo deve muoversi per liberare la testa e in questo il basket mi è sempre stato di grande aiuto. Dal punto di vista artistico sono io a stimare te. Di nuovo, grazie.

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