MARICA TIRONE E LA SUA SILLOGE “STASIMI ASTRALI” – DAIMON EDIZIONI – TRA POTENZA VISIONARIA E EQUILIBRIO DELLA PAROLA

MARICA TIRONE E LA SUA SILLOGE “STASIMI ASTRALI” -DAIMON EDIZIONI- TRA POTENZA VISIONARIA E EQUILIBRIO DELLA PAROLA

 

In un mondo malato di rumore che stordisce e narcotizza con il frastuono caotico delle sue urla, ecco giungere nella scena poetica italiana una voce nuova, autentica che promana dal silenzio, quel silenzio ancestrale dal quale prese vita l’universo. Marica Tirone con la sua silloge “Stasimi astrali” – Daimon Edizioni, 2024- è vate e sacerdotessa del silenzio che si fa suono, che a sua volta diventa forma e misura degli elementi che, plasmati dalla sua penna, si trasformano in docili strumenti che rientrano nell’armonia del tutto. L’autrice, come gli stasimi dei cori tragici, si riserva un posto privilegiato di osservazione della realtà e, oltrepassando il giudizio che spesso si usa come barriera da ciò che non si condivide eticamente e umanamente, ricompone, in un superiore piano di riflessione, le scissioni interiori dell’animo umano. La giovane poetessa riesce a parlare di sé liberando però la sua opera dalla spinta egoica che a volte tarpa le ali alla  poesia, donando ai suoi versi il crisma dell’universalità, perché dall’universo sembrano nascere e prendere forma in un Big Bang in cui anche la parola acquisisce nuova forza creatrice.

La parola di Marica Tirone, infatti, sembra creare nel lettore un ponte con un oltre sempre agognato e intravisto, e, attraverso immagini mai scontate e potenti nella loro forza visionaria, pare tornare indietro da luoghi altri in cui l’io lirico può perdersi per poi ritrovarsi acquisendo consapevolezza di sé,  in un viaggio verso una spiritualità profonda e rinnovata. I numerosi richiami al mondo e al tempo in cui gli dei passeggiavano sulla terra e parlavano con l’uomo, infine, risvegliano nel lettore gli archetipi di bellezza e armonia della classicità aprendo l’anima a visioni epifaniche del sublime da sempre agognato dai poeti.

Il linguaggio è ricercato, alto, senza, però, mai cadere nell’ampollosità enfatica priva di senso e l’uso delle figure retoriche misurato e mai artificioso, dona alla poesia il giusto senso di mistero in cui il lettore stesso si ritrova immerso e protagonista.

Marica Tirone, come giustamente messo in evidenza nella prefazione della poetessa ed editrice Alessandra Prospero, è “figlia del Suono e si rivela in tutte le sfaccettature artistiche e umane di cui abbia capacità” (Prefazione, pag.7): ella, infatti, è una musicista e nelle sue mani la parola si fa musica donando a chi legge una sinfonia in cui la forza sinestetica delle rispondenze tra suoni e immagini crea potenza visionaria e onirica; e allora, ci sembra di vedere che, veloce, scende dal cielo Hermes in persona portarci da Zeus un messaggio rivelatore del nostro “fato”, inteso, nel senso che ci accomuna agli antichi eroi, come missione.

Raccontami, o dea,

del mio aspetto mortale

del mio viaggio in questi luoghi.

Riportami alla fonte

riportami al mio suono

e liberami infine

dai lacci del mio cuore.

(da “Dune”, Stasimi astrali, Daimon Edizioni)

 

 

Biografia.

Marica Tirone è nata ad Avezzano (AQ) il 12 gennaio 1992. Consegue la maturità classica e la laurea in flauto traverso a 18 anni presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Studia Storia e Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo archeologico ed è attiva nell’ambito dell’insegnamento musicale. Nel 2020 consegue la laurea  in flauto barocco e traverso rinascimentale presso il Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila. Attualmente impiegata come musicista e segretaria anche nel settore funebre presso l’agenzia “Bossi” di Avezzano, partecipa attivamente alla scena musicale continuando a coltivare la sua passione  per la poesia, la letteratura, e le antichità europee e del vicino Oriente.

“Stasimi astrali” è la sua prima silloge.

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