PoesiaFemminileSingolare intervista Cristina Lora

Cristina Lora è nata a Valdagno il 21 febbraio 1969, non riesce a star lontana dalla vita. Cerca assiduamente il contatto con la natura rigogliosa che la circonda e con le emozioni delle persone che incontra quotidianamente; portatori di storie che diventano spunto per le sue opere liriche e in prosa. Scrivere non è il suo mestiere, bensì una passione nata dal desiderio di dar voce a esistenze che spesso si ritrovano a non averne. Una passione che le ha portato numerosi riconoscimenti letterari, dal nord al sud dell’Italia.

 

Ciao Cristina. Per me è un immenso piacere poterti intervistare per Poesia Femminile Singolare, una pagina culturale ideata e diretta dalla poetessa, giornalista ed editore, dottoressa Alessandra Prospero.

 

Cara Cristina, ci parli brevemente di quando hai iniziato a scrivere e le motivazioni che ti hanno spinto a farlo?

Innanzitutto, grazie a te per questa intervista. Ho iniziato a scrivere nel 2021 per un colpo di rabbia. Ebbene, sì! Perché la rabbia non è un sentimento necessariamente negativo. Leggendo sui social le lamentele di molte persone per motivi spesso banali, ho ripensato alla mia adolescenza, alla mia anoressia e alla sofferenza di molte persone che quotidianamente lottano per la vita, per la sopravvivenza. Ho scritto un racconto, poi un altro, qualche poesia, dunque un romanzo e, infine, un altro; spinta da un forte desiderio di dar voce a quelle forme di dolore che spesso rimangono mute.

 

Tu scrivi sia in poesia che in prosa, qual è il genere nel quale ti senti più a tuo agio?

Amo entrambi i generi, ma sento più nelle mie corde la prosa. Non nego che una vena lirica e qualche verso entrano spesso nelle frasi che si susseguono nei miei racconti e romanzi. Sarà una deformazione professionale, ma anche nella corsa preferisco le lunghe distanze alla velocità dei cento metri. Amo guardarmi attorno e dare spazio alla fantasia e alle sensazioni, lasciar parlare le cose.

 

Quanto di Cristina troveremo nel tuo primo romanzo (di prossima uscita) e quanto è possibile scoprire di te da una lettura dei tuoi testi poetici?

Io credo, anzi ne sono convinta, che ciò che si scrive prenda spunto, se non dalla propria biografia, quantomeno dal proprio vissuto.

Ogni mio testo prende forma dal bisogno di esprimere un’emozione provata, in prima persona o di riflesso. Perché ogni vissuto è emozione e ogni emozione racchiude in sé profondi messaggi.

Questo primo romanzo non è autobiografico. È una storia che nasce dalle molte vite che hanno incrociato, sfiorato, travolto la mia. È una storia di fuga, di sofferenza, di ottusità, ma anche di solidarietà, di comprensione, di riscatto, e porta in sé un inarrestabile desiderio di vivere. Cosa che mi appartiene molto. Di strettamente mio ci sono, altresì, gli ambienti che conosco e qualche pennellata di vita personale che attribuisco a un personaggio.

 

Per te che sei abbastanza introversa, è faticoso mettere a nudo parte del tuo intimo nelle pagine che scrivi?

Paradossalmente, no. Ma, per riuscire a farlo, devo sentirne il bisogno, devo avvertire una forte pressione dentro me. Spesso uso la terza persona o traduco ciò che è autobiografico in una storia costruita attorno alla mia esperienza, il che facilita la scrittura e la rende, a mio vedere, più equilibrata.

 

Pensi che le tue opere possano in qualche senso essere importanti per coloro che non hanno la possibilità, la forza o la voglia di scrivere, ma che in qualche modo ti sono affini per sensibilità e visione del mondo?

Questo è il mio auspicio. Attraverso ciò che scrivo, vorrei dar voce a chi non ne ha, o non la trova. Senza presunzione né artifizi, semplicemente raccontando la verità. Vorrei riuscire anche a portare speranza in chi pensa che la vita sia finita nello scorrere di una brutta avventura, smuovendo la forza di reagire e di rialzarsi che esiste in ciascuno; anche accettando l’aiuto altrui. A volte, afferrare una mano protesa verso di noi aiuta a ritornare ‘in piedi’.

 

Ami correre e fare lunghe passeggiate nelle valli e nei boschi che ti circondano. Questo sano tentativo di “evasione” è per te fonte d’ispirazione? Nelle tue opere quanto della tua terra troviamo? E quanto delle persone che, in questa terra quotidianamente incontri?

La natura è ossigeno. Mentre mi trovo nei boschi riesco a stare soltanto con me stessa ed è lì che ciò che incontro in ogni momento della giornata mi si para davanti e prende posto nelle mie opere. I miei ambienti diventano gli ambienti della mia narrazione e le persone gli attori. La natura mi appartiene ed è inevitabile che essa prenda posto nelle mie emozioni e, dunque, nelle mie parole. Sarà perché dai boschi e dai prati non riesco a star lontana.

 

Quali sono i tuoi modelli letterari e in che misura hanno influito sulla Cristina Lora scrittrice?

I modelli letterari a cui mi ispiro sono molto diversi e variabili. Amo particolarmente gli autori contemporanei – Maurizio De Giovanni, Laura Tuti, Alessandro Baricco, Oriana Fallaci, i miei conterranei Mario Rigoni Stern, Paolo Malaguti -, ma non nego una passione per i grandi autori classici – Elsa Morante, Alda Merini, Italo Calvino, Italo Svevo, Giovanni Pascoli, Pier Paolo Paolini. Adoro Ungaretti e le sue poesie brevi ed ermetiche.

 

Noi ci siamo conosciuti durante una premiazione di un concorso letterario. Qual è il motivo che ti spinge a partecipare a questi premi letterari?  Pensi che siano una buona palestra per conoscere, farsi conoscere e migliorare?

Ho iniziato a partecipare ai premi letterari per sfidare me stessa. Non pensavo di saper scrivere, non mi ritenevo capace. Ho partecipato a un primo concorso, poi a un altro e ad altri ancora. Mi sono ritrovata a chiedermi che cosa piacesse ai lettori e che cosa avessi bisogno di dire io a loro. I premi mi hanno portato soddisfazioni, motivazione, stimoli, ma anche molti riscontri. Sono un’ottima palestra che consiglio a chi scrive. Sono una sfida e, al contempo, un’occasione per instaurare relazioni e alimentare la cultura. Rappresentano, sicuramente, delle buone opportunità per farsi conoscere. E’ comunque importante, anzi fondamentale, non sentirsi mai arrivati, bensì tendere al miglioramento continuo. Il che non significa, soltanto, ambire al primo posto sul podio, ma crescere dentro un percorso che si pone nuovi obiettivi e nuove sfide.

 

Puoi dare dei consigli, anche tecnici, a chi vuole cimentarsi con la scrittura di un romanzo? È preferibile usare la prima o la terza persona? Meglio un narratore onnisciente o non onnisciente?

Il mio consiglio per chi desidera scrivere un romanzo, è di allenarsi con la stesura di qualche racconto. I racconti aiutano a non perdere il focus della storia. Allungare o dettagliare non deve rendere la trama annacquata, bensì particolareggiata ed emozionale.

Quanto a prima o terza persona, la vedo una scelta molto soggettiva. Trovo comunque che parlare di sé venga molto meglio attribuendo la propria vita a una terza persona. Crea sgancio e minor coinvolgimento, il che non significa svilire le emozioni, ma non cadere nel patetico.

A mio avviso, il narratore non dev’essere onnisciente, quanto piuttosto raccontare ciò che vede e sente. Come mi suggerì un mio amico poeta “osserva la foglia che vedi al suolo, sollevala e immagina il lombrico che si nasconde sotto a essa entrare nella terra. Che cosa vede? Che cosa sente?”.

 

Quali sono i tuoi obiettivi letterari a breve e a lungo termine? In sostanza ti sto chiedendo se hai un sogno nel cassetto o se questo cassetto già lo hai aperto con la pubblicazione, ormai prossima, del tuo primo romanzo.

Arrivare alla pubblicazione del mio primo romanzo è sicuramente uno dei miei grandi sogni nel cassetto. Ma non è (e non voglio che sia) l’unico. La pubblicazione di un libro non è il punto di arrivo, bensì di partenza per un viaggio in mezzo alle persone, ai lettori. Sono loro i “giurati” più importanti per uno scrittore. Il libro pubblicato è il testimone della staffetta che coinvolge scrittore, editore, lettori. Scendere tra la gente per parlare del proprio libro è il sogno successivo al sogno. Continuare a scrivere significa non porre mai fine a una staffetta, a un passaggio di mano in mano, nello spazio, nel tempo. Dentro al mio cassetto i sogni si aggiungono a mano a mano che uno di essi diventa realtà. Sono troppo romantica?

 

 

Cristina io ti ringrazio a nome di tutta la redazione di Poesia Femminile Singolare e ti auguro tutta la fortuna che meriti.

 

Grazie a te, Luciano.

 

cristina lora

 

la foto in copertina è di Gianfranco Pereno

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