IT di Stephen King: recensione di un ricordo

IT di Stephen King

Recensione di un ricordo

 

 

 

Giunto in Italia nel 1987, un anno dopo la pubblicazione americana, si presentava con le sue 1238 pagine.

Molti di noi non avevano mai visto un libro tanto grande, perfino Il Signore degli Anelli usciva sconfitto da una comparazione estetica.

Di solito il processo di avvicinamento a questo mattone con la promessa di terrore avveniva tramite recensione di un amico appassionato di horror. Certo è che con tutta quella cellulosa già incuteva un’accertata paura. L’amico si avvicinava con il libro tra le mani, impacciato nella scomodità, dicendo:

«Leggi le prime pagine.»

E lì si accendeva per molti la magia.

L’antefatto di It è un piccolo capolavoro a sé stante, una scrittura cinematografica che colpisce indelebilmente il lettore. Sarebbe oltraggioso rivelarne i particolari, perfino chi conosce la storia attraverso altre fonti può rimanere piacevolmente sorpreso leggendo l’incipit di It. La copertina più famosa, dalle nostre parti, sintetizza proprio la scena iniziale, con la barchetta di carta, l’artiglio verdastro e la grata di scolo dell’acqua di una qualunque fogna cittadina, americana come del mondo, a sentenziare che non serve altro per intraprendere il viaggio: la paura somiglia in ogni luogo.

Partiva così il passamano o l’investimento in libreria, le uniche due strade percorribili a ridosso degli anni 90.

Molti dopo le prime pagine hanno preso il solenne impegno di compiere la traversata. A complicare le cose c’è un ostacolo che ha visto altri arrendersi, una lunga descrizione storica che sembra fiaccare la trama. Come nella vita vera, superata una difficoltà si possono prospettare delle meraviglie.

Chi riusciva a finirlo si sentiva protagonista di un’impresa, con una grande gioia ed il vuoto naturale di aver perso un compagno di giochi. Leggere It era un’esperienza irripetibile.

Robin Williams, interpretando il professor Joan Keating nell’Attimo fuggente, un film di soli due anni dopo, spiegava davanti una lavagna con l’aiuto di un grafico che la critica, sinteticamente, potrebbe girare tutta intorno a “cosa dici” e “come lo dici”. Tralasciando le provocazioni della pellicola, It è il capolavoro della struttura. La storia di per sé può sembrare addirittura eccessivamente banale ma è come viene raccontata che trasforma un buon romanzo in un capolavoro.

Un gruppo di ragazzi borderline si ritrova ad affrontare un mostro. Molti anni dopo questi si ripresenta e dovranno, con rinnovato terrore e tutta l’incoscienza perduta, per dirla all’americana, finire il lavoro.

Il genio di King è tutto nel dividere la storia del presente e del passato in due segmenti e di intrecciarli fino alla fine. Come fecero i ragazzi perdenti a sconfiggerlo la prima volta? Come faranno gli adulti a ripetere l’impresa? I due finali si rivelano nelle ultime pagine, il doppio filo tiene fino alla fine tanto che, paradossalmente, per molti il finale rincorso in più di milleduecento pagine non è interessante quanto il percorso vissuto per giungervi. Da ragazzi è stato stupendo vivere con immedesimazione la prima parte della storia, gli adulti più fortunati, che non lo incontrarono nelle loro letture, possono vivere da grandi l’altra faccia della medaglia, riconoscendosi negli eroi più attempati assaporando la nostalgia della bella età dell’innocenza ormai perduta. Il libro, quindi, davvero per ogni età, pronto a dare sensazioni diverse a differenti generazioni.

Quindi buona lettura, soprattutto se siete inciampati nella recente versione cinematografica che racconta nella prima parte l’avventura dei ragazzi e nella seconda quella degli adulti, banalizzando il più grande punto di forza dell’opera, l’intreccio.

Si potrebbe parlare del drammatico universo psicologico sollevato, dove ciascuno deve affrontare le proprie paure, di una cittadina del Maine ciclicamente sconvolta da un male lovecraftiano, di spray per l’asma che diventa acido muriatico, di un signore di mezza età che, dopo una telefonata, decide di farsi un bel bagno, tagliarsi le vene e scrivere sulle piastrelle bianche, con il proprio sangue, due sole lettere. It.

Buona lettura!

 

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